Kian’s Bizarre B&B: un viaggio alla scoperta di sè stessi

Did you learn about yourself?”

(A guest of Kian’s Bizarre B&B)

Ogni viaggio che facciamo ci permette di scoprire parti di noi che non conosciamo, paure che ignoravamo e il coraggio nascosto per affrontarle, la voglia di esplorare i dintorni e buttarsi a fondo in avventure bizzarre, magari anche con sconosciuti, o, la voglia di rimanere fermi a godersi quella tranquilla giornata di riposo di cui non sapevamo di aver bisogno.

In ogni caso, è impossibile rimanere sordi alla vita, indifferenti a quello che ci pone davanti ogni giorno, persone, amicizie, strade vecchie e nuove in continua evoluzione.

Può esser un viaggio fisico o metaforico, breve o lungo, ma, quando torniamo a casa, siamo persone diverse da quelle che sono partite.

Ed è quello che succede con la serie targata Netflix: il bizzarro bed and breakfast di Kian, il reality composto da 9 episodi che vede tra i suoi protagonisti “fissi” Kian84 (all’anagrafe Kim Hee-min) un manhwaga e presentatore televisivo (lo abbiamo visto con jhope in I live Alone); Ji Ye-eun, attrice coreana; ed infine Jin, il WWH dei BTS.

Ma non ci sono solo loro. Nel corso del programma infatti li vediamo interagire con ospiti, singoli e in gruppo, di età varia, scelti attraverso vari provini per soggiornare all’interno del b&b più strano al mondo, realizzato sul progetto di Kian.

Per chi non conoscesse ancora il manhwaga, questi è famoso per esser un personaggio alquanto bizzarro e lo possiamo intuire già dalle prime scene con Jin e Ye-eun, mentre sono sulla nave diretta all’isola di Ulleungdo e si ritrovano bloccati a causa del tifone Shanshan che ha colpito le coste del Giappone, dirigendosi poi verso la Corea, alla fine di agosto dello scorso anno, quando è stato girato il reality.

Bè non c’è nulla di strano ad esser bloccati da un tifone, giusto?

Salvo che la location scelta per la struttura ricettiva è in mezzo al mare. Già, un b&b itinerante, raggiungibile solo in barca e, appena arrivati, è possibile scoprire le altre attrazioni del posto, come una parete da scalare se si vuole accedere alla cucina e alla zona notte con letti sospesi, all’aria aperta, dove è consigliabile dormire legati a delle cinture per non cadere. Tutto qui? No, per uscire troverete degli scivoli che vi porteranno in mare o nell’area fitness con diversi attrezzi e due bagni che vengono puliti quotidianamente dal direttore del posto in modo “particolare”. Ovviamente non posso svelarvi tutto ma posso assicurarvi che le risate sono garantite in ogni puntata e non solo quelle.

Ogni ospite lascia un ricordo indelebile nei protagonisti ma anche nello spettatore che si ritrova a conoscere i ragazzi geniali della Kaist (che per chi non lo sapesse, come la sottoscritta, è uno degli istituti scientifici e tecnologici migliori al mondo), un’aspirante hostess alla ricerca di sé stessa, una ragazza carpentiere, un team di marinai, una squadra di scalatori, i ragazzi disoccupati, delle ballerine, una coppietta di fidanzati, un padre in viaggio con i figli e un disertore nordcoreano.

Quest’ultimo è quello che mi ha colpito di più. La sua storia è molto particolare. Negli episodi in cui è presente, scopriamo che è scappato ancora bambino dalla Corea del Nord con la sorellina, per raggiungere la madre che era già riuscita ad arrivare in Corea del Sud mentre il padre è stato ucciso dai soldati. Storia personale a parte, è stato toccante sentirlo parlare del suo paese d’origine, delle difficoltà affrontate a causa del periodo di carestia, noto come march of suffering vissuto in Corea del Nord negli anni a cavallo tra il 1994 e il 1998. All’inizio era reticente, quasi spaventato e timido davanti agli altri ospiti mentre Kian e Jin cercavano di aiutarlo ad aprirsi ed interagire con gli altri che lo osservavano curiosi.

Mi ha colpito, in particolare, quando ha raccontato che ogni tanto gli capita di cercare attraverso i mezzi tecnologici la sua vecchia scuola, sapendo che non riuscirà mai a vederla chiaramente perché le immagini vengono offuscate.

Se dovessimo esser costretti a lasciare la nostra casa, il nostro paese, cosa ci mancherebbe di più? E cosa ci riporterebbe a casa, anche solo con il pensiero?

È stato bello vedere Kian preparare del cibo nordcoreano, il tofu bap (tofu fritto ripieno di riso), solo per farlo sentire a suo agio. È stato toccante tanto quanto Jin che si è preso cura degli ospiti e dello stesso Kian, nonostante sia più grande di lui, un po’ come ha fatto e continua a fare con i membri del gruppo.

In sintesi, è un programma che consiglio di recuperare a chiunque voglia intraprendere un viaggio, fisico o metaforico, perché anche stando seduti sulla poltrona di casa o sul divano è possibile vivere emozioni ad ogni puntata, dal primo episodio con la struttura in loco, raggiungibile solo con una monorotaia al b&b in mare aperto, fino ad esplorare i dintorni dell’isola come Dokdo.

Rispondendo alla domanda iniziale, ho scoperto di aver un lato particolarmente avventuroso che non si troverebbe male sia nel mare che nella dépendance in mezzo alle montagne.

E voi siete pronti a partire e soggiornare da Kian? Fatemi sapere cosa ne pensate qui e nei commenti su IG! Vi lascio con il trailer…nell’attesa e speranza di una seconda stagione con gli stessi protagonisti principali!

Lor

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